Il Museo Civico delle Centuriazioni di Granze raccoglie manufatti e oggetti provenienti principalmente dall’area del comune e dal territorio tra Adige e Colli Euganei.
La scelta di Granze, quale sede di questa esposizione, è motivata dal fatto che il territorio comunale, in età romana, fu al centro di diverse divisioni agrarie, identificate dalle numerose fotografie aeree all’infrarosso termico le quali hanno evidenziato queste lineazioni che a tutt’oggi sono ancora in parte tratti di strade, carrarecce, fossati che delimitano i confini delle proprietà.
Il percorso espositivo presenta inizialmente quattro carte tematiche su pannelli luminosi che, a varie scale, illustrano gli interventi di sistemazione agraria di carattere centuriato in tutta la Bassa Padovana. Tali azioni di bonifica vennero probabilmente reiterate, nel corso del I – II d.C., per ben tre volte a causa di un problema legato allo scolo delle acque.
Nelle sale sono esposte, in diverse vetrine, reperti romani legati al mondo dell’edilizia (frammenti di pavimentazione, intonaci, tessere musive, mattoni di diverse misure fra cui alcuni bollati), della casa (frammenti di anfore, olle e patere, pesi da telaio, frammenti di ceramica grigia e ceramica sigillata, due frammenti in cotto con inciso il gioco magico – religioso della trea) e dell’ambito funerario (frammenti di urna cineraria contenenti residui di ossa, un lacrimatorio, un vasetto di ceramica sigillata e una moneta dell’imperatore Gallieno del 260 d.C.).
Un reperto significativo dell’esposizione posto al centro della sala è un cippo gromatico in trachite, con inciso sulla sommità il segno di decussis. Per spiegare l’uso di questo reperto è stata ricostruita, al di sopra dello stesso, una groma in legno, sul modello di quella ritrovata a Pompei, un pannello luminoso illustra con immagini il posizionamento e il procedimento per tracciare i cardi e i decumani.
Il più importante monumento romano è la Stele funeraria scoperta nel 1902 in località Calalte, allora di proprietà della famiglia Ferretto Federico. Si tratta di un manufatto in calcare, ascrivibile alla prima metà del I sec. d.C., con ritratto del defunto e con iscrizione che ricorda Publio Papirio Sereno figlio di Publio. Una frattura alla fine dell’iscrizione non permette di conoscere con esattezza gli anni di Papirio. È probabile che manchi una sola cifra, per cui l’età potrebbe essere di venti o quaranta anni. Il busto del defunto, rivestito di tunica e toga, si presenta in posizione frontale. I lineamenti del volto assumono la rigidità e la severità della maschera funebre.
Purtroppo alcuni tratti fisionomici non sono ben leggibili per la corrosione della pietra. Da notare la caratteristica pettinatura a ciocche virgolate sulla fronte, le orecchie larghe e sporgenti, la mano destra stesa sul petto che tiene un lembo della toga: quest’ultima posa la ritroviamo in molti altri monumenti dello stesso genere, forse era tipica di qualche rituale religioso. Il panneggio delle vesti è reso con un sistema di pieghe che, pur nella sua schematicità, acquista una funzione decorativa.
La stele è opera di officina locale e si rivela come esempio di arte romana “popolare” e “provinciale”.
È esposta nell’atrio dell’edificio comunale poiché il suo considerevole peso non ha permesso la collocazione all’interno del museo.
Il 26 ottobre 2014 è stata inaugurata una nuova sala espositiva nelle cui vetrine sono raccolti reperti rinvenuti negli ultimi anni. I più antichi risalgono al terzo millennio a.C. con varie selci dell’industria campignana; sono inoltre esposte: una fusarola, un rocchetto e frammenti di ceramica dei Veneti Antichi rinvenute in località Grimana di Granze. Nelle altre vetrine sono visibili diverse ceramiche del periodo medioevale, in particolare frammenti di ceramica arcaica (XII – XIII sec. d.C.), nelle altre sono esposte ceramiche graffite di vasi, piatti, ciotole del XV – XVI secolo assieme a vetri di ampolle e bicchieri risalenti al XVII secolo. Un oggetto particolarmente raro è la Bocca o Boccatura che serviva per calibrare la quantità di polvere da sparo delle antiche bombarde.
Il materiale esposto nelle varie vetrine testimonia di insediamenti continuativi nel territorio di Granze a partire dal neolitico al paleoveneto, al periodo romano, medioevale fino ai giorni nostri.
Dal Villaggio di Santa Cistina all’odierna Parrocchiale
L’antico villaggio di S. Cristina di Vescovana, probabilmente verso la fine XIV sec. d.C., si è trasferito a destra del fiume S. Caterina (antica Fossa Lovara), infatti, nella visita pastorale, il vescovo Barozzi, nel 1486, descrive l’antica chiesa in stato di abbandono e non più ufficiata da tanto tempo. La nuova chiesa dedicata a S. Giovanni Decollato fu edificata dalla nobile famiglia Pisani nel 1570 accanto alla villa padronale, essi avevano acquistato nel 1486, dal ramo padovano degli Estensi, un vastissimo territorio che comprendeva Vescovana, Stanghella, Boara Pisani e parte di Solesino. La popolazione del vecchio villaggio di Santa Cristina si era spostata più a nord, in terreni più salubri, vicino alla località Gazzolo, di proprietà della famiglia padovana Conte. Sorse quindi la necessità di edificare una nuova Chiesa, che si volle dedicata, come l’antica, a Santa Cristina. I lavori iniziarono nel 1582, come è inciso sull’architrave della porta d’ingresso. Naturalmente, per la costruzione dell’edificio, occorreva acqua per l’impasto delle malte, quindi, il primo lavoro fu la costruzione del pozzo.
Purtroppo, anche a quei tempi, la mancanza di fondi rallentava notevolmente i lavori, la chiesa, con enormi sacrifici, fu costruita dalla popolazione locale. Uno scalpellino, sicuramente sotto dettatura di una persona che conosceva bene il latino, scolpì nella vera in trachite la seguente frase: “DECVNTA – ANNO SALVT – 1586 – BNDÆ C PT PO” cioè: DECVNCTA(ta) – ANNO SALUT(is) – 1586 – B(e)N(edicta) Æ(terno) C(ristina) P(osuit) T(itulum) P(ute)O. La traduzione dovrebbe quindi essere: “Non essendo ancora completata la chiesa,
nell’anno di salute 1586, Cristina, benedetta a Dio Eterno, diede il titolo al pozzo”. Negli anni sessanta del secolo scorso il pozzo, che si trovava davanti alla canonica, venne demolito e la vera in trachite venne spostata nel lato nord della chiesa su un basamento a finto pozzo. Nel 1984 questa incisione fu fotografata e pubblicata in un quaderno del Gruppo Bassa Padovana: “Granze 1984 – Una contrada un paese un comune”. Nel 2009, il Gruppo Bassa Padovana, in accordo con il parroco, ha trovato una degna e sicura sistemazione nel portico nord della chiesa. È il documento più antico della parrocchia di Santa Cristina, una testimonianza della volontà e della fede di una comunità. La chiesa infine fu consacrata il 15 ottobre 1594.
Museo Civico delle Centuriazioni
Via della Libertà, 36
35040 Granze (Pd)
Tel. 0429 690209
Periodo apertura:
Sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 su prenotazione.
Per gruppi e scolaresche tutti i giorni su prenotazione.
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